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19:41, 24-10-2023Mur streaming ITA
Per una settimana, nel marzo del 2022, l'attrice polacca naturalizzata italiana Kasia Smutniak è tornata nel suo Paese nativo per vedere, e far vedere, il muro lungo 186 chilometri e alto cinque metri e mezzo che le autorità stavano costruendo lungo il confine con la Bielorussia per impedire il passaggio ai migranti. Al momento il muro, poi completato nel luglio dello stesso anno, aveva ancora alcuni varchi aperti, e i migranti si rintanavano nel bosco con il terrore di essere intercettati dalle guardie di frontiera che con auto, quad, moto, elicotteri e droni cercava di stanarli per ributtarli in Bielorussia. Smutniak ha preso contatto con alcuni attivisti che si occupano di raggiungere quei profughi e portare loro aiuti di prima necessità: Mariusz "l'uomo della foresta", Zosia che coordina i soccorsi dal Galles, Silvia, italiana, che vuole gestire progetti di emergenza, Jakub che non ha dimenticato l'empatia, ed Ewa, che fa la cosa giusta perché "qualcuno la deve fare". Li vediamo tutti in volto tranne Ewa, e vediamo Kasia, filmata da Marella Bombini che cofirma il documentario, addentrarsi sempre più a fondo nel cuore di tenebra che la Polonia sta attraversando.
MUR fa, in maniera documentaristica e attraverso l'immediatezza della realtà quotidiana, quello che Green Border di Agnieszka Holland ha fatto utilizzando la drammaturgia, ovvero raccontare le conseguenze devastanti e disumane di un governo sovranista e intollerante sui migranti che cercano di attraversare il confine fra Polonia e Bielorussia.
In qualche modo sono dunque due film gemelli e complementari, che andrebbero visti insieme se qualcuno avesse dubbi sulla veridicità di quello della Holland, che di fatto non ha esagerato nulla. Smutniak infatti testimonia in prima persona esattamente la stessa situazione, intervallando il suo reportage con immagini di repertorio dell'archivio Associated Press cucite insieme dal montaggio sapiente di Ilaria Fraioli e girate con camera a mano, spesso nascosta alle autorità, e cellulari laddove era impossibile portare la videocamera.
Kasia visita i nonni materni e paterni e non fa sconti a nessuno, compresa la nonna che vive dove un tempo c'era il ghetto ebraico e vede il nuovo muro dalla sua finestra, ma sembra non badarci con un certo fatalismo, ora come allora.
La regista, al suo esordio nel lungometraggio, suggerisce similitudini ma non forza mai la sua interpretazione degli eventi, lasciando che sia il pubblico a costruire parallelismi e a tirare le proprie conclusioni, anche quando lei va in visita ufficiale alla Guardia di Frontiera e alcuni solerti militari raccontano l'efficienza del loro sistema di respingimento, posando per foto che li mostrano intenti a presidiare il territorio. E lascia parlare da sole anche le immagini finali che testimoniano la differenza fra l'accoglienza offerta ai profughi ucraini e quella riservata ai migranti da altri Paesi.
MUR fa, in maniera documentaristica e attraverso l'immediatezza della realtà quotidiana, quello che Green Border di Agnieszka Holland ha fatto utilizzando la drammaturgia, ovvero raccontare le conseguenze devastanti e disumane di un governo sovranista e intollerante sui migranti che cercano di attraversare il confine fra Polonia e Bielorussia.
In qualche modo sono dunque due film gemelli e complementari, che andrebbero visti insieme se qualcuno avesse dubbi sulla veridicità di quello della Holland, che di fatto non ha esagerato nulla. Smutniak infatti testimonia in prima persona esattamente la stessa situazione, intervallando il suo reportage con immagini di repertorio dell'archivio Associated Press cucite insieme dal montaggio sapiente di Ilaria Fraioli e girate con camera a mano, spesso nascosta alle autorità, e cellulari laddove era impossibile portare la videocamera.
Kasia visita i nonni materni e paterni e non fa sconti a nessuno, compresa la nonna che vive dove un tempo c'era il ghetto ebraico e vede il nuovo muro dalla sua finestra, ma sembra non badarci con un certo fatalismo, ora come allora.
La regista, al suo esordio nel lungometraggio, suggerisce similitudini ma non forza mai la sua interpretazione degli eventi, lasciando che sia il pubblico a costruire parallelismi e a tirare le proprie conclusioni, anche quando lei va in visita ufficiale alla Guardia di Frontiera e alcuni solerti militari raccontano l'efficienza del loro sistema di respingimento, posando per foto che li mostrano intenti a presidiare il territorio. E lascia parlare da sole anche le immagini finali che testimoniano la differenza fra l'accoglienza offerta ai profughi ucraini e quella riservata ai migranti da altri Paesi.